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Che poi è strano. Oggi guidavo dalle parti di San Paolo, qui a Roma e un flashback mi ha colpito in pieno. Sarà stato il cielo color arancio del tramonto, di quelli che promettono una giornata di inizio estate da celebrare, forse la tranquillità di una città che non prende mai pace malgrado l’aurea spirituale che l’avvolge. Sarà stato che davanti la Basilica, davanti quel parco non ci passavo da tempo. Così ho accostato leggermente e ho rivisto scene non troppo lontane nella memoria. Le mie ultime assemblee presidenziali in quel parco, quando ormai l’afa romana rendeva impossibile stare in una sala al chiuso.

Ho rivisto i miei soci, i cartoni di pizza da condividere, qualche birretta sul prato. Ho rivisto un gruppo animarsi, scaldarsi, a volte discutere, riunirsi in cerchio. Di quel periodo ho ricordi nitidi, son pochi ma ci sono ancora. Credo che oggi più che mai, in quella luce del tramonto, ho compreso il senso di ESN e cosa davvero ha significato nella mia vita. La maggior parte dei volontari che decidono di tesserarsi presso una sezione ESN in Italia, lo fanno principalmente per mantenere ancora un legame forte e reale con quella che è la dimensione “erasmus”. Moltissimi miei amici negli anni mi hanno ripetuto: “Lo faccio per restituire un po’ di quello che ho preso durante i miei mesi all’estero.”

Altri invece l’esperienza fuori non hanno avuto modo di viverla, così ESN è diventata a modo suo l’erasmus mancato durante gli anni universitari. Poi forse c’è una minoranza, chi come me in ESN c’è finito veramente per sbaglio. Archiviata la mia esperienza unica ad Atene, ho dovuto attendere due anni, complice un amico appena tornata dalla Svezia, per ritrovarmi nell’ufficio ad Economia di ESN Roma ASE alla Sapienza. Non avevo intenzione di dedicare il mio tempo alla causa, parole dette senza mezzi termini a un Vicepresidente perplesso, che ancora oggi mi risuonano alla mente. Non posso non sorridere di gusto.

Le cose davvero non vanno mai come credi. In quella sezione, in quel mondo ho finito per costruire una casa piccolina e accogliente in cui molti mi hanno fatto l’onore di entrare e di restare. Per i miei soci conservo ancora oggi, a distanza di qualche anno, un affetto immutato. Ho incontrato personaggi unici nel loro genere, mi sono confrontata, ho litigato, ho creato e ho costruito con loro anni indelebili. Sono stata il loro Presidente, una ragazza in un gruppo prettamente maschile, mi hanno dato fiducia e a modo mio spero di averla ripagata per bene. ESN credo sia stata soprattutto questo: un luogo dove ho incontrato persone che, ancora oggi, continuano a fidarsi di me.

Non ci sono motivi particolari, anche se mi sono chiesta più volte in realtà il perché. Se dovessi perciò spiegare a qualcuno cosa rappresenta per me ESN potrei dire questo: è quel posto dove entri e appendi il tuo cappello. Dove ho deciso di appenderlo per lungo tempo. Dove non mancano i confronti e le batoste. Le polemiche e le sfuriate. Ma dove però, se sarai fortunato abbastanza, potrai incontrare qualcuno per cui valga la pena tornare ogni sera per posare quel cappello. ESN mi ha regalato uno sguardo nuovo sulle cose, sulle persone, su di me. Mi ha regalato uno sguardo nuovo sulla mia città, ha reso luoghi prima estranei oggi cari e importanti.

Come quel parco dove sono passata in macchina, un posto che non frequento spesso ma che oggi più che mai ho sentito mio come da tempo non sentivo un luogo. ESN sarà un non-luogo per molti, lo è anche per me, ma è allo stesso tempo una bussola che mi ha condotto in luoghi nuovi, surreali e magici, o più semplicemente mi ha insegnato a guardare posti conosciuti con occhi diversi. Se l’erasmus è scoprire l’Europa, ESN è un modo per riafferrare la propria città, le proprie origini, la propria abitudine e scombinarle totalmente.

Afferrare la tua vita e plasmarla di nuovo in forme e colori diversi, nuovi, più brillanti. Una vita che oggi sa di arancione e rosso, come un tramonto che nasconde una nuova promessa.

- Alessia Carlozzo Communication Manager ESN Italia -