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Venerdì 15 novembre 2013. Ore 2:16. Facebook. Una persona mi contatta. È Carlo, il mio Presidente. Vuole avere le ultime notizie  sull’evento e darmi le sue circa la conferenza che sta gestendo. È abbastanza carico, ha già inviato anche una mail molto importante in giornata e vuole che anche io sia carico. Ma io sono motivato a modo mio. Ore 2:51. L’ultimo messaggio gliel’ho scritto alle 2:47. Lui non lo sa, ma tra noi esiste un tacito accordo detto “la regola dei 4 minuti”. Dato che ha la buona abitudine di contattarmi sempre quando le ore della giornata si contano sulle dita di una mano, ha anche 4 minuti per rispondere al mio ultimo messaggio. Altrimenti mi sento libero di chiudere la finestra di chat e conseguente Social Network e godermi un po’ di riposo. Le conversazioni notturne tra di noi hanno contrassegnato più d’una notte del nostro 2013. Questa, però, è una notte un po’ diversa. Innanzitutto sono in un campeggio nella periferia nord di Roma. E poi, questa è la notte che, da ESNer - Vice Presidente, ho sognato e temuto più nel corso del mio mandato. Domani, infatti, inizia l’Incontro Culturale Erasmus.

Oddio… In verità l’ICE2013 è già iniziato. Oggi, cioè ieri, giovedì, per circa una decina di sezioni che han deciso di sfruttare il giorno in più per visitare Trastevere. Martedì, per uno sparuto gruppo avanguardista di ESNers che altro non aveva da fare nella vita che passare un paio di giorni nel suddetto campeggio della periferia nord di Roma. Cioè, il grosso dell’evento ha ancora da venire e noi già ci si potrebbe scrivere un romanzo sopra a questo ICE.

Che poi il campeggio non è niente male, a dirla tutta. Climatizzatore in stanza, docce funzionanti e il clima che ci da una mano. Freddo non fa freddo. Ci arriviamo martedì 12, ora tarda. Un po’ all’avventura. E chi si avventura sa che avrà bisogno di persone fidate con sé. Di “angeli custodi”. Io ne ho tanti, sono fortunato. Tra tutti loro, Sara e Dalila. Sono state con me nei mesi precedenti l’evento e sono con me anche oggi. Potrei partire per le Galapagos, che comunque so che loro due manderebbero avanti la baracca. Forse, anche meglio di come farei io.

Ma figurati, adesso inizia il bello. Per la sopravvivenza ci affidiamo a un centro commerciale che si trova all’uscita del campeggio, di là dalla strada. Sì, che poi “di là dalla strada” vuol dire di là dall’Aurelia, non proprio un sentiero di campagna dove non passa nessuno. Mercoledì sveglia e via a pianificare il tutto. E, successivamente, a organizzare circa 2.000 Welcome Kit. Tempo a disposizione, tanto, ne abbiamo. Andiamo a fare la conta: mappe della città prese, biglietti per i trasporti urbani eccoli, braccialetti ci sono, maglie anc… No… Le maglie non ci sono.

È successo che chi doveva inviare le maglie ha dato un indirizzo per un altro. La classica inversione di numeri civici, che ti sconvolge tutto l’esistente. Inizio a fare un primo giro di telefonate e scopro che queste maglie sono finite in un deposito, che “fortuna” vuole essere dall’altra parte di Roma, vale a dire a 1 ora d’automobile da dove ci troviamo noi attualmente, minuto più minuto meno. Non solo. Se anche qualcuno dovesse recarsi  al deposito non riuscirebbe a recuperare nulla, perché comunque avrebbe bisogno dei permessi della ditta fornitrice.

Inizio, quindi un secondo, poi un terzo giro di telefonate e intanto cerco uno specchio. E se lo specchio non lo trovo grande come dico io, me lo immagino, perché devo avere il coraggio di prendere quello specchio, guardare il volto riflesso in quello specchio e dirgli: “Ma tu… Non avevi davvero niente di meglio da fare questa settimana?”

La situazione si sblocca. Sì, le maglie potrò passare a ritirarle. Giovedì pomeriggio. Giovedì pomeriggio?! E allora attendo, fin quando, giovedì pomeriggio, ci accorgiamo di un altro piccolissimo inconveniente. Trattasi di circa 2.000 maglie, roba tipo 18-20 scatoloni. Che se pure avessimo a disposizione l’utilitaria più grande al mondo, ce ne servirebbero 4. Sì, non siamo state delle volpi, quel dì…

Inizio a pensare a come ovviare quest’altra inezia. Oggi è giovedì, Opening Day dell’ICE, ci sono circa 10 sezioni che stanno per arrivare a Roma. E 10 sezioni vale a dire che dovrebbero esserci circa 10 pullman pronti ad aiutarci. Passo in rassegna le sezioni: Genova, ma è già in ostello, Macerata idem, Padova… Padova!... No, Padova ha problemi in ostello per una tubatura rotta che ha allagato mezzo mondo, Verona è a fare la guida a Trastevere, Trento… Trento! Ecco la soluzione! Chiamo un altro di quelli “angeli custodi”, Valentina, che è sul pullman. Perfetto. Trento c’è, il pullman anche. Ora rimane solo un ultimo problema. Come vado al deposito? Per fortuna c’è Giulia Rosa che mi presta la sua di macchina. Meraviglioso! Io, abituato al traffico di un paese di 8.000 abitanti, che mi trovo a guidare per la prima volta a Roma, su una macchina non mia (sì, lo so, non mi fa onore questa scusa…), diretto non so dove. Per fortuna alla mia destra c’è un altro angelo, Alfredo, che navigatore alla mano, mi tranquillizza mentre giungiamo a destinazione (e non deve essere rimasto molto soddisfatto della mia guida, se al ritorno mi dice, con molta nonchalance, “’mbare fammi guidare a me, a sto giro”).

Arriviamo al deposito. Ci aspettano Valentina, Luca, l’autista di Trento e un pullman che mi sembra bello come una maserati. Carichiamo in fretta il tutto e, al massimo delle nostre possibilità, torniamo in tempo utile al campeggio. “Sei un grande, ci hai salvato”, dico all’autista di Trento. “Tranquillo, sono 50 €”, risponde lui. “Prezzo amico”, aggiunge. Ha ragione anche lui. Adesso però le maglie ce le abbiamo. Vanno divise per taglia e per sezione e unite al resto dei Welcome Kit. Ci pensa Simona da Milano. Le avranno montato un paio di caterpillar addosso. Fatto sta che non si ferma un attimo e in pochissimo tempo i kit sono completati. Adesso le macchine sono diventate 3. Le carichiamo all’inverosimile e poi salutiamo gli audaci autisti alla stregua di quelli eroi che nel XVIII secolo lasciavano l’Europa per l’America, non prima di aver consegnato loro, però, una serie di indirizzi cui dovrebbero corrispondere altrettanti ostelli dove faranno tappa altrettante sezioni ESN con erasmus al seguito.

Quando Carlo mi contatta quella notte, lui non lo sa, ma io quest’ICE l’ho già vissuto e già mi ha fatto perdere qualche anno di vita. A questo punto, diciamo che sono quasi sicuro andrà tutto bene. Rifiato…

Domenica 17 novembre 2013. Ore 7:13. Come svegliarsi di colpo. Oppure accorgersi, in pochi secondi, che ora è tutto finito. Il pullman che fa trasporto-navetta dall’Atlantico mi ha appena lasciato in prossimità del mio ostello. È ormai giorno ed è bellissimo. È il classico momento in cui realizzo che le ultime 48 ore circa sono andate troppo veloci. Quasi non l’ho goduto quest’ICE. Il “mio” ICE. Un vortice di ricordi…

Il WG Pick Up che è sempre sul pezzo e trascorre metà evento alla Stazione Termini, a far da supporto alle Sezioni all’arrivo. Uno Spazio Europa preso d’assedio da una decina di noi per una conferenza che era da un po’ che mancava. Matteo che all’ingresso dell’Atlantico ti da la stessa sicurezza di Vidal nelle giornate in cui è in buona; il Presidente che coordina i turni navette; un ESNer di Trieste ( <3 ) che prende anche uno schiaffo da un Erasmus di Perugia; Luca Tomasicchio vestito nei modi peggiori, ma sempre carico; l’OC a raccolta in Piazza Santi Apostoli; Carlo, Dalila, Stefania, Giulia Rosa, Marco (che non c’era, ma vabbè, fa niente) i miei co-boarders fantastici; 1, 10, 100, 1.000, 2.000 Erasmus che poi, credo, si sono divertiti e sono tornati a casa con un ricordo indelebile.

E questa è la cosa più importante. Perché, come diceva qualcuno ieri, noi esistiamo grazie a loro. E sono 6 anni che proviamo a concentrare una quantità infinita di sforzi per permettere loro di non dimenticarsi mai di “quel viaggio a Roma…”. Che poi, anche la fatica che fai, è molto relativa. Devi saper scegliere con chi andare all’avventura. Alla fine, è tutta una questione di “angeli custodi”.

- Stefano Marra Vice Presidente ESN 2013, Capo OC ICE 2013 -