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La mia avventura è cominciata in Lombardia e per la precisione a Pavia. Pavia è una bellissima città attraversata dal Ticino e dal Naviglio. Una città universitaria con studenti che spuntano dai posti piu` improbabili e invadono il centro e la periferia. Giovani che di giorno si riversano nelle varie facoltà e di sera nei locali. Una città stimolante, interessante, piena di opportunità, ma con un problema. Il problema di Pavia sono i suoi corsi d’acqua: il Ticino ed il Naviglio, che le scorrono in mezzo ed allo stesso tempo la caratterizzano, ed il Po che le passa vicino. Questo comporta d'inverno tanta umidità ed una fitta coltre di nebbia e d'estate, invece, grazie anche alle risaie sparse intorno, sciami di zanzare formato elicottero. Mai provato ad uscire la sera, a mettervi in tiro per andare a prendere un gelato in piazza Vittoria e poi ritrovarvi a non riuscire a mangiare il gelato perchè se aprite la bocca correte il rischio di avere una decina di zanzare a fare da contorno? La vita di Pavia gira intorno all'Università. La vecchia Università, la sede centrale, ospita nelle sue aule e nei suoi cortili le materie umanistiche ed è proprio qui che si è svolta la mia vita, tra cortili dove svettano alte magnolie e dove a primavera il glicine la fa' da padrone. Dopo un lungo e nebbioso inverno, la primavera era arrivata e finalmente riuscivamo a vedere il sole (il primo anno, sono arrivata a Pavia a Novembre e non sono riuscita a vedere il sole fino a Maggio!). Io trovo la nebbia piuttosto romantica (sempre che non debba guidare), ma per una sarda, che ha sempre vissuto nel sole e che considerava nebbia un po' di foschia che velava i monti dei Sette Fratelli intorno a Cagliari, potete capire che sei mesi di nebbia della Pianura Padana possano sembrare lunghi. Quella mattina mi ero alzata presto: non potevo arrivare in ritardo! Abitavo un po' fuori dal centro. Nei primi due anni a Pavia avevo vissuto al collegio salesiano per ragazze ed il terzo anno mi ero cercata un appartamentino proprio ad un passo dal collegio. Era situato in un'area tranquilla, senza tanto traffico, con un bellissimo viale alberato e con un piccolo parco raggiungibile in 10 minuti a piedi. E si! Io senza il verde non ci so' stare! Dopo aver fatto colazione, sono corsa alla sede di via Luino dell’Università di Pavia. Quanto la sede centrale è bella tanto la sede di via Luino è squallida. “L’aula” più grande (un magazzino buio, un po’ rimesso a posto, con una cattedra, sempre che la si voglia definire cosi`, e tante sedie, mezze rotte, dotate di piano per scrivere) era piena di professori e studenti per l’assegnazione, gli uni, e l’accettazione, gli altri, delle borse di studio Erasmus. Le graduatorie erano già uscite ed io ero destinata ad andare a Cardiff. Nelle preferenze avevo messo Leicester, ma, purtoppo, non avendo raggiunto un punteggio tale da poter scegliere la mia destinazione, mi ero dovuta accontentare dell'Università assegnatami. Desideravo molto andare a Leicester, ma nei giorni che erano passati dalla pubblicazione delle liste avevo ormai preso tutte le informazioni necessarie su Cardiff e mi ero riconciliata con l’idea di finire li'. Le borse di studio da assegnare quella mattina erano per la Facoltà di Scienze Politiche, ma anche la Facoltà di Lingue poteva partecipare alle nostre selezioni. Ad un certo punto una ragazza iscritta a Lingue si avvicina al professore responsabile per il programma Erasmus a Leicester e gli dice che ha vinto anche una delle borse di studio della sua facoltà e che quindi rinunciava a quella della nostra facoltà per Leicester. Per fortuna io ero seduta vicina alla cattedra (mai posto a sedere è stato scelto meglio!) ed ho sentito tutto. Al che mi sono detta “ora o mai piu`” e mi sono fiondata sul professore. Gli ho raccontato della “triste” storia della mia assegnazione a Cardiff e gli ho detto che, visto che si era liberato un posto a Leicester, mi sarebbe tanto piaciuto prendere il posto della ragazza che aveva appena rinunciato. Lui non sembrava molto convinto, ma io non mi sono data per vinta ed alla fine, dopo bugie inimmaginabili (sono arrivata a dirgli che parlavo bene l'Inglese...) e insistenza ad oltranza, sono riuscita a fargli dire di si. Si, questo è il punto iniziale per me. Tutto quello che viene prima, il mio viaggio di tre settimane a Cambridge (per studiare Inglese... senza grandi risultati) ed il desiderio di ritornare in Inghilterra, il bando di concorso per le borse di studio Erasmus, l’esame scritto, l’esame orale, la scelta della destinazione desiderata, il giorno in cui sono apparse le liste con i punteggi e con le destinazioni nella bacheca della Facoltà (che felicità per avercela fatta e che delusione per Cardiff), non segnavano l’inizio, ma solo il percorso per arrivare all’inizio. E` da quel giorno che in realta` è partita la pazza corsa per organizzare la partenza. La STEP (l’associazione studentesca che si occupava sia degli studenti Erasmus che da tutta Europa arrivavano a Pavia sia degli studenti dell’università di Pavia che si sparpagliavano per l’Europa) era il mio principale punto di riferimento ed in quel periodo ci sono andata quasi giornalmente. Avrebbero potuto darmi una brandina e lasciarmi dormire li... Ricordo che il responsabile della STEP era Guido e lui, tra l’altro, era stato proprio a Leicester. Mi ha aiutato davvero tanto (e per di piu` mi ha sopportato senza lamentarsi!) e ci ha dato molte più informazioni del professore responsabile del programma! Dopo infiniti dubbi, domande, idee, un pomeriggio di Giugno, in un aula al piano terra della sede di via Luino (se possibile ancora piu` orribile e fatiscente di quella grande) abbiamo incontrato la professoressa Dashwood che era la responsabile del programma Erasmus a Leicester. Lei ci ha consegnato tutti i moduli da riempire e da spedire alla segreteria dell'Università di Leicester per informarli che accettavamo la borsa di studio. Ci ha parlato inoltre della possibilità di partire per Leicesterun po’ prima, ovvero alla fine di Agosto, per poter partecipare al corso di Inglese offerto dall’Università per aiutare tutti quegli studenti che non parlano bene la lingua e che non conoscono il metodo di studio delle università della Gran Bretagna. Anche Guido era presente alla riunione e ci ha consigliato di mettere in fondo al modulo la preferenza per l'accomodation (il posto dove abitare) e di scegliere il Mary Gee Houses. Ce lo descrisse come il posto ideale, tante casette immerse nel verde, con 10 stanze l’una, una cucina e 2 bagni, posizionate a circa 20 minuti di cammino dall’Università e tutte noi abboccammo all'amo. Sei erano le borse di studio per Leicester ed erano state tutte assegnate a ragazze: io, Anna, Elena e Laura di Scienze Politiche e Alice e Annalisa di Lingue. Era la prima volta che le incontravo. Fino ad allora erano rimaste semplici nomi su una lista. Anna, Elena e Laura pero`si conoscevano gia` perche` erano dello stesso anno, io ero un anno piu` avanti. Prima di salutarci ci siamo scambiate i numeri di telefono per tenerci in contatto e partire insieme per la grande avventura.... Man mano che le settimane passavano la mia adrenalina continuava a salire. Non ero mai stata per tanto tempo lontana da casa e tanto meno con persone che non conoscevo. Avevo scelto come indirizzo di laurea l'”area internazionale“, mi orientavo per una carriera in campo diplomatico o in un'organizzazione internazionale e quindi consideravo Leicester un po' come banco di prova per vedere se ero in grado di vivere da sola fuori dall'Italia. A Luglio ero piuttosto nervosa ed ad Agosto ero ormai isterica. E io non sono una compagnia simpatica quando sono nervosa, anzi divento abbastanza insopportabile (... completamente insopportabile, sosterrebbe la mia famiglia!). Lo ammetto non sono brava a reggere lo stress! Con l'autoscusa che volevo dare un altro esame prima di partire (che poi, naturalmente, non ho dato perchè ero talmente agitata che non riuscivo a concentrarmi su nulla) ho rimandato la partenza a Settembre e sono restata a casa un paio di settimane in più. Tanto che me ne facevo io di un corso di Inglese?! Si, certo, non riuscivo a parlare la lingua e tanto meno la capivo, ma il corso a cosa poteva servirmi?! Quando ti prende la paura e` difficile pensare razionalmente… A me prende spesso la paura dell’ignoto e quello per me era un vero e proprio salto nel vuoto o, meglio, in un altro mondo....il mondo di Leicester!
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Credo pero' che questo accada solo perchè siamo qui, in un ambiente completamente diverso dal nostro, e perchè la nostra vita è stata cambiata dall'oggi al domani in modo radicale. C'è una teoria che gira qui e che prima o poi tutti noi abbiamo fatta nostra: tutti noi, che abbiamo deciso di fare quest'esperienza e quindi di lasciare la nostra solita routine quotidiana per un po', lo abbiamo fatto perchè, per un motivo o per l'altro, non eravamo soddisfatti della nostra vita a casa. E non è detto che questo desiderio sia sempre conscio. Io?! Non so che dirti. Avevo voglia di cambiare la mia vita? Si, ne avevo voglia. Desideravo mettermi alla prova? Si, desideravo vedere se avessi avuto il coraggio di vivere da sola, senza la mia famiglia, per tanto tempo. Volevo fuggire dai pasticci di casa, dai litigi, dalle recriminazioni, dai problemi quotidiani? Devo rispondere ancora di si. E non che qui non ci siano problemi, ma questa non e` la mia realta`. E` come se questo fosse un sogno e quindi, in fondo in fondo, divertente, mentre a casa è diverso, è tutto vero.
- Stefania Ginesu nel 1994 ha vinto una borsa di studio Erasmus per Leicester e ha scritto un libro basato sulla sua esperienza Erasmus "che le ha cambiato la vita". Oggi insegna presso una scuola internazionale ad Hong Kong. E' possibile acquistare il suo libro qui: http://www.lulu.com/shop/stefania-ginesu/leicester-94-95-erasmus-diario-... -
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