Il Tuo Erasmus Con ESN

XII Edizione

Traccia

L'internazionalizzazione e il dialogo interculturale sono sempre più cruciali in un mondo globalizzato e interconnesso. Questi concetti non solo facilitano la cooperazione e la comprensione reciproca tra diverse culture, ma possono anche diventare strumenti di risoluzione e prevenzione dei conflitti internazionali. In particolare, il dialogo interculturale può risultare essenziale per promuovere la comprensione e il rispetto reciproco tra culture diverse. Come può la comunicazione e l'interazione tra culture diverse aiutare a risolvere i conflitti? Come possono questi processi contribuire a superare stereotipi e pregiudizi, favorendo un clima di tolleranza e cooperazione?

Il programma Erasmus+ può essere considerato un esempio concreto di come la mobilità studentesca possa promuovere il dialogo interculturale. Questo progetto non solo arricchisce l'esperienza educativa dei e delle giovani, ma può contribuire anche a creare una generazione di cittadine e cittadini globali con una mentalità aperta e inclusiva.
Come possono esperienze di mobilità internazionale influenzare positivamente le relazioni interculturali e promuovere la pace? In che modo l'internazionalizzazione dell'educazione può preparare i giovani a diventare attori di cambiamento nella società globale, capaci di promuovere la comprensione reciproca e la cooperazione internazionale?

L’internazionalizzazione e il dialogo interculturale risultano strumenti essenziali per la costruzione di una pace duratura. Attraverso l'educazione e lo scambio culturale, è possibile promuovere la comprensione reciproca e prevenire i conflitti internazionali.
Quali politiche o iniziative aggiuntive potrebbero essere implementate per promuovere ulteriormente l'internazionalizzazione e il dialogo interculturale tra i giovani? Come possiamo investire in questi programmi per garantire un futuro di cooperazione globale?

Sviluppa l’argomento in forma di saggio breve interpretando e confrontando i documenti forniti. Argomenta la trattazione anche con riferimenti alle tue conoscenze personali e di studio. Premetti al saggio un titolo coerente, e ricordati di citare i documenti nel testo. Non superare il limite del foglio di protocollo/quattro pagine in font Arial 12, interlinea doppio e margini normali. 

In bocca al lupo e leggete attentamente i documenti perché chi ben comincia è a metà dell’opera! 

 

Documento #1 

Council of Europe - Libro bianco sul dialogo interculturale «Vivere insieme in pari dignità»

“Il dialogo interculturale è uno scambio di vedute aperto, rispettoso e fondato sulla reciproca comprensione, fra individui e gruppi che hanno origini e un patrimonio etnico, culturale, religioso e linguistico differenti. Si pone in atto a tutti i livelli – all’interno delle società, fra le società europee e fra l’Europa e il resto del mondo.”

“I rischi dell’assenza di dialogo devono essere pienamente valutati nel loro complesso. L’assenza di dialogo contribuisce a sviluppare in larga misura un’immagine stereotipata dell’altro, instaura un clima di sfiducia reciproca, di tensione e di ansia, tratta le minoranze come capri espiatori e, più in generale, favorisce l’intolleranza e la discriminazione. La scomparsa del dialogo nelle società e fra una società e l’altra può, in alcuni casi, offrire un terreno favorevole alla nascita e allo sfruttamento dell’estremismo, se non addirittura del terrorismo. Il dialogo interculturale, anche a livello internazionale, è dunque indispensabile fra vicini.

Chiudere la porta a un ambiente che presenta grandi diversità genera una sicurezza illusoria. Rinchiudersi nella tranquillità apparentemente rassicurante di una comunità esclusiva può condurre ad un conformismo soffocante. L’assenza di dialogo priva noi tutti di godere degli aspetti positivi delle nuove aperture culturali, necessarie per lo sviluppo personale e sociale in un contesto di globalizzazione. Comunità isolate e ripiegate su loro stesse creano un clima spesso ostile all’autonomia individuale e al libero esercizio dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.

La mancanza di dialogo non tiene conto di ciò che l’eredità culturale e politica dell’Europa ci ha insegnato. I periodi pacifici e produttivi della storia europea sono sempre stati caratterizzati da una forte volontà di comunicare con i nostri vicini e di cooperare al di là delle frontiere. La mancanza di apertura verso gli altri troppo spesso ha generato catastrofi umane. Solo il dialogo ci permette di vivere nell’unità e nella diversità.”

https://www.coe.int/t/dg4/intercultural/Source/Pub_White_Paper/WhitePaper_ID_ItalianVersion.pdf 

 

Documento #2

UNESCO - Convenzione sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali

Articolo 2

Linee direttrici

1. Principio del rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali

La diversità culturale può essere protetta e promossa solo se vengono garantiti i diritti dell’uomo e le libertà fondamentali, quali la libertà d’espressione, dell’informazione e della comunicazione, nonché la possibilità per gli individui di scegliere le proprie espressioni culturali. Nessuna disposizione della presente convenzione può essere invocata per ledere o limitare i diritti umani e le libertà fondamentali proclamati dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo o garantiti dal diritto internazionale.

2. Principio di sovranità

Gli Stati hanno, in conformità della Carta delle Nazioni Unite e dei principi del diritto internazionale, il diritto sovrano di adottare misure e politiche per proteggere e promuovere la diversità delle espressioni culturali sul proprio territorio.

3. Principio della pari dignità e del rispetto di tutte le culture

La protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali implicano il riconoscimento della pari dignità e del rispetto di tutte le culture, comprese quelle delle persone appartenenti a minoranze e quelle dei popoli autoctoni.

4. Principio di solidarietà e cooperazione internazionale

La cooperazione e la solidarietà internazionale dovrebbero permettere a tutti i paesi, in particolare a quelli in via di sviluppo, di creare e rafforzare i mezzi necessari alla propria espressione culturale, comprese le rispettive industrie culturali, siano esse nascenti o già funzionanti, a livello locale, nazionale e internazionale.

5. Principio della complementarità degli aspetti economici e culturali dello sviluppo

Poiché la cultura è una delle spinte fondamentali dello sviluppo, gli aspetti culturali dello sviluppo sono altrettanto importanti degli aspetti economici, e gli individui e i popoli hanno il diritto fondamentale di parteciparvi e di goderne.

6. Principio dello sviluppo sostenibile

La diversità culturale è una grande ricchezza per i singoli e le società. La protezione, la promozione e la conservazione della diversità culturale sono una condizione essenziale per uno sviluppo sostenibile a beneficio delle generazioni presenti e future.

7. Principio di accesso paritario

L’accesso paritario a una gamma ricca e diversificata di espressioni culturali da tutto il mondo e l’accesso delle culture ai mezzi di espressione e diffusione rappresentano elementi importanti per la valorizzazione della diversità culturale e incoraggiano la comprensione reciproca.

8. Principio di apertura e di equilibrio

Quando gli Stati adottano misure volte a favorire la diversità delle espressioni culturali, dovrebbero fare in modo di promuovere in modo adeguato l’apertura alle altre culture del mondo e di garantire la conformità di tali misure agli obiettivi perseguiti dalla presente convenzione.

https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32006D0515 

 

Documento #3

Panchetti - Il diritto interculturale come strumento di risoluzione dei conflitti 

“Punto di partenza di questo approccio interculturale è, quindi, la modifica del significato stesso della parola “conflitto”: da elemento negativo e da evitare e risolvere in quanto forma patologica del vivere sociale, a elemento fisiologico che è necessario imparare a gestire, perché connaturato all’idea stessa di società e, prima ancora, a qualsiasi rapporto interpersonale.

Indubbiamente questo cambiamento di prospettiva rispetto al ruolo e al significato delle dinamiche conflittuali nelle società rappresenta una profonda innovazione, portata dalla metodologia interculturale rispetto alle modalità con cui si è soliti considerare tali situazioni. A maggior ragione tale approccio risulta necessario nei casi di conflitti di matrice culturale, in cui a nessuna delle parti in lite è possibile addebitare il torto o la ragione in via esclusiva, dato che tutti avanzano pretese derivanti dalle proprie tradizioni culturali, dalla propria religione e dal proprio dettato storico, spesso viste dall’altra parte con la lente distorcente dei pregiudizi e degli stereotipi.

Una prima riprova delle interconnessioni pluridisciplinari che vengono sollecitate dall’approccio interculturale è la sottolineatura dell’origine etimologica in lingua inglese del diritto interculturale, cross culture law, che rende evidente come all’origine di questa specifica disciplina vi sia la necessità di “attraversare culture diverse”, costruendo punti di contatto e di comprensione reciproca, come soluzione più ragionevole dei conflitti culturali e strumento per raggiungere la coesione sociale.

Anche per quanto concerne lo sviluppo dell’ambito applicativo di tale metodologia interculturale attraverso l’analisi di diversi stili conflittuali usati nell’affrontare conflitti, l’interdisciplinarietà rimane un caposaldo fondamentale. Partendo dall’analisi dello stile elusivo e procedendo poi con quello competitivo, questo diverso approccio basato sulla mediazione dialettica e, perciò, sulla non violenza dimostra come in entrambi i casi se si ottiene la soddisfazione delle esigenze portate da una delle parti in causa, ciò avviene a discapito della qualità dell’interazione tra di esse e, al contrario, se le parti evitano un peggioramento della relazione non ottengono il soddisfacimento dei propri bisogni.

Infatti, seguendo il primo stile di interazione, le parti sono spinte a trovare nella negazione del conflitto o nella sottovalutazione della sua portata i mezzi per attenuare il confronto, eludendo appunto la reale portata della propria diversità. In tal mondo il conflitto rimane tal quale e la sua negazione o ridimensionamento causano elusivamente il ritardo della comprensione dei termini reali e, pertanto, anche delle possibili soluzioni. In conclusione, la relazione conflittuale momentaneamente non peggiora, ma al contempo nessuno ottiene un soddisfacimento dei propri bisogni, nemmeno parzialmente. È questo il modello relazionale che conduce al relativismo e al multiculturalismo.

Nello stile competitivo, invece, la logica che lo sottende, quella dell’ottenimento della massima soddisfazione possibile per i bisogni di una parte e del massimo danno alle istanze portate dalla controparte, produce come inevitabile conseguenza l’inasprimento della relazione conflittuale. Nessuna delle parti sarà, infatti, disposta a vedere compresse le proprie richieste, mentre la controparte ottiene il massimo soddisfacimento delle proprie necessità, e il conflitto andrà incontro ad un’inevitabile escalation. Questa logica, definita “perdi – vinci” nell’ottica interculturale, può trovare un’adeguata applicazione solo nel caso in cui una delle parti rinunci al raggiungimento dei propri obiettivi e all’espressione della propria diversità, adeguandosi agli obiettivi e alle identità altrui. Questo è il caso dei modelli societari monoculturali.

Invece, [...] lo stile cooperativo, abbandonando la logica della ricerca del torto e della ragione da assegnare in toto a ciascuna delle parti, mira a comprendere le istanze altrui e ad accettare che esse esistano, individuando soluzioni che includano nella misura massima possibile per quella specifica situazione le istanze portate da entrambe le parti. Si tratta, quindi, della definizione teorico-pratica di un approccio che deve essere plasmato di volta in volta sulle caratteristiche proprie di ogni singolo conflitto culturale e che richiede la ricerca di soluzioni ogni volta innovative.” 

https://edizionicafoscari.unive.it/media/pdf/article/ricerche-giuridiche/2015/2/art-10.14277-2281-6100-RG-4-2-15-3.pdf 

 

Documento #4

CeSPI - La prevenzione dei conflitti attraverso l’integrazione delle società

“È indubbio, infatti, che la globalizzazione è soltanto una realtà virtuale se non si tiene conto delle diversità e delle problematiche che affliggono le diverse società e, pertanto, è necessario puntare, in primis, ad una approfondita analisi storico – politica al fine di promuovere modelli adattati ai singoli scenari.

Una delle missioni più importanti affidate alle Organizzazioni Internazionali afferisce al rispetto ed alla protezione dei diritti dell’uomo, che rappresentano sempre più una priorità per le missioni di pace.

La tematica dei diritti umani, assieme a pace e sviluppo, è infatti riconosciuta come uno dei tre pilastri fondamentali dell’azione delle Nazioni Unite ed è questo il filo conduttore delle operazioni di pace, sovente espressamente menzionato nei rispettivi mandati. [...]

Investire allora sulla promozione dei diritti dell’uomo, a cominciare da quelli che riguardano le libertà fondamentali, è sempre più importante per promuovere maggiore stabilità e rafforzarne la resistenza alla destabilizzazione da parte di agenti che possono avere interesse a creare le premesse per futuri conflitti. [...]

Occorre, in sostanza, meglio ancorare le strategie di promozione della pace e prevenzione dei conflitti alle politiche di stabilizzazione di società frammentate e instabili, investendo in iniziative che favoriscano il superamento di tensioni interetniche soprattutto a livello locale e scoraggiare tentazioni di separatismo che permangono purtroppo anche in occidente.

Su questi temi ha preso avvio un dibattito tra organizzazioni regionali anche in sede ONU, con l’obiettivo di aggiornare il concetto stesso di diplomazia preventiva e identificare una più ampia strategia che si inserisca nel contesto della promozione di modelli di sviluppo sostenibile a lungo termine. [...]

Viviamo in un mondo difficile ed imprevedibile, occorrerebbe trovare lo spazio per rimettere sul tavolo le questioni che interessano direttamente la nostra sicurezza e quella dei popoli, dare prova di leadership attraverso un dialogo empatico al fine di soddisfare le esigenze di ogni singolo paese nel rispetto dei diritti universali dell’uomo.

Lì dove vi sono delle minoranze e non c’è rispetto per le diversità, lì dove si mira al perseguimento di interessi economici senza considerare cultura, storia e tradizioni dei popoli, c’è disperazione ed inquietudine e, inevitabilmente, incombe il pericolo di sfide talora latenti che possono, in casi estremi, concretarsi in minacce alla pace.

Assistiamo da un lato all’afflizione di tutti coloro che vedono calpestati i propri diritti fondamentali e, dall’altro, come una candela che brucia da ambo i lati, all’indebolimento del multilateralismo, degli strumenti di gestione delle crisi e un ritorno alla corsa agli armamenti sulla scia di politiche nazionalistiche influenzate dalla geopolitica.

Gli sviluppi tecnologici, che dovrebbero aiutarci ad affrontare problematiche sempre più complesse, talvolta ci pongono essi stessi ulteriori sfide. Se dovessimo ipotizzare nuovi conflitti tra i Paesi più avanzati, questa volta in prima linea potrebbero esserci dei sistemi robotizzati, le cosiddette armi autonome dotate di intelligenza artificiale.

L’utilizzo di questi sistemi nei conflitti armati non solo è una minaccia per il mondo intero ma pone anche questioni etiche e giuridiche molto rilevanti, atteso che essi sarebbero in grado di agire anche senza bisogno dell’intervento umano. Nelle mani sbagliate potrebbero diventare armi di terrore. [...]

Dobbiamo lavorare insieme per far fronte alle sfide globali e transnazionali che interessano la vita di tutti gli Stati, di tutti noi, affinché le diversità diventino un’opportunità di crescita ed integrazione a garanzia della pace tra i popoli.”

https://www.cespi.it/it/eventi-note/articoli/la-prevenzione-dei-conflitti-attraverso-lintegrazione-delle-societa 

Documento #5

Baranova, T., Kobicheva, A., & Tokareva, E. (2020). The impact of Erasmus program on intercultural communication skills of students. 

“In un mondo globalizzato come quello attuale, ai giovani laureati sono richieste una serie di nuove competenze. Tra queste competenze, una posizione speciale è occupata dalle abilità di comunicazione interculturale, che riflettono la capacità della persona di mantenere contatti e forme di comunicazione diversi e multi-livello all'interno di team multiculturali, nonché di utilizzare varie strategie comportamentali all'interno delle attività sociali e professionali. La comunicazione interculturale è un requisito essenziale negli sforzi critici per garantire la pace mondiale, la stabilità, necessari per migliorare le relazioni tra i paesi, assicurare la sostenibilità delle risorse e promuovere valori come la tolleranza e la diversità. Tutto ciò spiega perché questa competenza sia diventata così vitale recentemente. Secondo molti autori, le migliori condizioni per lo sviluppo delle competenze contemporanee possono essere create utilizzando la tecnologia educativa del "learning by doing". Inoltre, il compito di migliorare le abilità di interazione interculturale viene affrontato attraverso la partecipazione degli studenti a vari progetti internazionali e programmi educativi internazionali.”

https://www.e3s-conferences.org/articles/e3sconf/pdf/2020/24/e3sconf_tpacee2020_12013.pdf 

 

Documento #6

ESN International - Intercultural Dialogue Manifesto

“Il concetto di dialogo interculturale può essere importante non solo per comprendere il contesto specifico di un paese o di una regione, ma anche come mezzo per esplorare la propria cultura e i propri valori dal punto di vista di un'altra comunità culturale. Basato sull'analisi del sondaggio dell'UNESCO del 2017, che indica un esempio di definizione da parte di uno Stato Membro, mentre la parola dialogo di solito si riferisce a una conversazione tra persone diverse, il termine è anche usato per descrivere una forma di interazione tra due o più persone (che potrebbero avere opinioni opposte o divergenti) che enfatizza l'autoespressione e l'ascolto reciproco, senza giudizio, in uno spirito di apertura, e ha un potenziale trasformativo. La validazione dell'altro ha un effetto di empowerment. Il dialogo funziona quindi come uno strumento di diplomazia intelligente.

La cultura è incarnata in una comunità specifica nel modo in cui i suoi membri sentono, pensano e agiscono, nel modo in cui comprendono se stessi e il mondo, esprimono i loro valori morali, estetici, religiosi e politici e stabiliscono particolari relazioni come individui e gruppi nella loro vita quotidiana. Di solito, le persone associano una cultura a una nazione, ma ciò può portare a malintesi poiché potrebbe trascurare le differenze culturali all'interno di una stessa nazione e anche sopravvalutare le differenze culturali tra paesi.

Le nostre identità sono legate alla nostra società, ma ciò non significa che ogni individuo condivida le stesse identità all'interno di un gruppo. Ogni individuo ha la propria interpretazione. L'obiettivo del dialogo interculturale dovrebbe essere quello di stabilire un terreno comune tra culture, comunità e persone diverse, promuovendo la comprensione e l'interazione.

Per raggiungere il dialogo interculturale, ci dovrebbero essere due o più culture che partono dal presupposto di imparare l'una dall'altra e tutte le parti dovrebbero avvicinarsi l'una all'altra con apertura e curiosità. Successivamente, dovrebbero vedere le loro differenze in modo produttivo e accettare che possano esistere differenze senza creare conflitti.

Conoscere una cultura non è sufficiente. È anche essenziale imparare a valutarla e comprenderla. L'ultimo passo è agire e affrontare conflitti e stereotipi apertamente discutendone in modo produttivo. Il prerequisito per raggiungere questi obiettivi è accettare che le proprie opinioni non siano l'unica verità e che le opinioni degli altri potrebbero essere altrettanto valide. Questo è il passo più cruciale e il più difficile da realizzare, ma è importante per creare le condizioni per conoscere, o conoscere meglio, le altre culture e essere disposti a sperimentare nuovi elementi culturali.”

https://issuu.com/esnint/docs/intercultural_dialogue_manifesto_-_web