Ecco i vincitori della seconda edizione della borsa di studio di ESN Italia "il tuo Erasmus con ESN".
Vincono la borsa di studio da 500€
Caterina Gaspari - Università degli studi di Siena
Santo Purello - Università degli Studi di Messina
In aggiunta alle borse di studio legate a "il tuo Erasmus con ESN", l'associazione ESN Italia Alumni e la sezione di ESN Roma ASE hanno messo a disposzione un'ulteriore borsa di studio in memoria di Giuseppe Porsia (detto Beps), alumnus di ESN Italia e ESN Roma ASE, da poco venuto a mancare. L'importo della borsa non è ancora definito.
Vince la borsa di studio dedicata a Beps
Chifu Smaranda - Politecnico di Milano
Caterina Gaspari - Università degli Studi di Siena
Mi chiamo Caterina, ho 36 anni e non ho figli, ma ogni volta che penso al figlio che vorrei mi vengono in mente gli oceani scuri e brillanti di speranza di cui sono fatti gli occhi dei bambini che ogni giorno ho di fronte. Mangio abbastanza da potermi considerare una regina e patate e banane per me sono diventate una ricchezza inestimabile. Vivo circondata da centinaia di futuri uomini e donne che, spero, cambieranno il mondo, che porteranno giustizia, libertà e speranza al loro paese… e che per ora devono solo imparare a leggere, a scrivere e ad amare profondamente. Alloggio in una stanza semplice ma piena di sole e di colori e la mia coperta arancione a disegni etnici rispecchia il mio spirito di vita. I frati francescani che tengono la scuola orfanotrofio in cui mi trovo, secondo me, sono il più pregnante esempio di uomini di successo: non ho mai sentito uno di loro rimpiangere di non essere diventato avvocato, di non potersi comprare la giacca di Armani o di avere l’agenda troppo piena di impegni per star dietro ai propri affetti. Li vedi sempre col sorriso, in una pace difficilmente turbabile dai problemi della contingenza quotidiana e credo che ricevano e diano un quantitativo d’amore superabile da pochi altri. Hanno la fortuna di viaggiare spesso e si accontentano di poco.
Comunque, tornando a me, tutto cominciò 15 anni fa: ero a Parigi e ci sarei rimasta ancora per poco perché il programma di Erasmus universitario a cui partecipavo prevedeva per me sei mesi di studio all’estero. Mentre mi barcamenavo tra qule, metropolitana, bistrot e patisserie conobbi Philippe, uno studente di filosofia proveniente dal Belgio. Faceva volontariato in una casa – famiglia che, allo stesso tempo, gli garantiva un vitto ed un alloggio. Hélène, un’anziana signorona intraprendente, teneva le redini della casa in cui venivano ospitate due ragazze affette da autismo, una ragazza – madre rumena con una bellissima bambina bionda e una donna nigeriana, Merveille, con le due figlie Lona e Felicia. La storia di Marveille mi rubò subito il cuore: a causa della guerriglia tra le diverse fazioni politiche della Nigeria lei, suo marito e Felicia erano stati presi in ostaggio per dover essere uccisi da una fazione contrastante con la loro. Grazie ad un conoscente Merveille, già incinta, e sua figlia erano fortunatamente riuscite a prendere un volo per la Francia. Qui, dopo alcuni mesi passati tra case di accoglienza e dormitori, avevano avuto la fortuna di essere accettate da Hélène in casa – famiglia. Ora Marveille lavorava da tre anni come donna delle pulizie tentando, come poteva, di dare un contributo alla grande casa, ma il suo cuore era rimasto in Nigeria e, in qualche modo, legato ad un marito di cui non aveva più notizie. Passato il mio periodo Erasmus terminai in sei mesi gli studi in Italia e decisi che il mio compito in quel momento era partire alla volta della Nigeria con Merveille, alla ricerca dei suoi cari. Contattai i Francescani missionari della mia città che avevano una sede a Lagos, la capitale nigeriana, in cui la mia amica risiedeva prima di dover lasciare la mia terra e, una volta ottenuti i permessi, iniziò l’avventura.
Non sapevo che quello su cui volai sarebbe stato uno dei molti aerei per Lagos che avrei preso. I missionari ci ospitarono per due mesi in una struttura in cui frati e maestre si occupano di far crescere ed istruire circa trecento bambini rimasti orfani a causa delle guerriglie.
Merveille con Felicia e la piccola Lona vennero tenute al sicuro finchè non appresero che il marito della donna era morto poco dopo la sua partenza, ma che le sue due sorelle avrebbero riaccolto a braccia aperte le tre parenti ritrovate. Io mi resi conto che, grazie al francese che avevo appreso, potevo essere di grande aiuto alla comunità istituita dai missionari… e che non mi ero mai sentita così utile e felice.
Avevo 21 anni quando scelsi di presentare la domanda per il progetto Erasmus. Sognavo Parigi e la sua architettura da favola, immaginavo di poter diventare una scrittrice di romanzi di successo che guardava il mondo dalla finestra di un attico parigino. La mia aspettativa era quella di passare belle serate tra studenti e fare shopping nelle famose boutiques. La mia sicurezza erano le mie basi di lingua francese, la possibilità di tornarmene a casa in quattro ore ed un alloggio ed un budget finanziario garantiti. Se non avessi scelto di tentare quell’esperienza non avrei mai capito che ciò che mi mancava era altro, che non avrei avuto bisogno di una città rinomata come Parigi, di ricchezza e negozi, di vicinanza a casa e di un popolo simile al mio per essere felice. L’Erasmus mi ha aperto la mente su un mondo che non immaginavo avere la forza di affrontare. Oggi non scrivo romanzi di successo ma articoli per il giornale che i missionari distribuiscono in Italia, ho molti bambini intorno che mi vogliono bene, passo ogni anno 8 mesi in Nigeria e 4 a casa dai miei e lascio aperta ogni porta per il futuro.
Santo Purello - Università degli Studi di Messina
È il desiderio di trovare qualcosa che ti manca, ma che cosa?
È la speranza di vivere un’esperienza indimenticabile, che ti segna per la vita
È il coraggio di abbandonare ciò che è certo per spingersi verso i lidi del mistero
Elementare bisogno
Equivoca paura
Energia pura
È l’ingenuità del fanciullo che la spinge a cercare
È la maturità dell’adulto che non la fa disperdere
È la saggezza del XXX che gli permette di trovare
Estasi dell’anima
Ebrezza della vita
Esperienza eccitante
È la forza della collettività che ti spinge a ricongiungerti al mondo intero
È la luce che splende e illumina il cammino verso la meta
È il premio tanto anelato che rallegra il gagliardo vincitore.
Ritrovarsi a dire ciao ad uno sconosciuto
Ripensare a quando tutto era sempre un vuoto ritornello
Ricominciare Da zero
ricominciare Di nuovo
ricominciare Davvero
Respirare l’aria di una terra che mai è stata tua
Riempire di nuove esperienze il viaggio della vita
Reinventarsi a tutto tondo
ridere Con lo straniero
rubare Un sorriso vero
Ricevere Un dono terreno
ritrovarsi Un po’ più sereno
Resistere Persino al bolina
A presto!
Au revoir!
Auf Wiedersen!
Ahi che dolore lasciare tutto alle spalle
Ahi che tristezza abbandonare i cari
Ahi che paura il misterioso mondo nuovo
Anche il Pelide Achille Ha la strizza
Alla giovane inglese Costò la giovinezza
Altri prima di te Han buttato la spugna
Anche tu alla fine te ne pentirai e abbandonerai
Allora perché … Perché partire?
Allora cosa … Cosa fare?
Se non provi non potrai mai sapere quello che ti perdi
Se non vai ora non avrai altre opportunità nella vita
Se perdi questa occasione di certo lo rimpiangerai
Sopprimere i cattivi pensieri
Scoprire che non sarai solo
Sentire che domani è migliore
Senza dubbio alla fine ti troverai bene
Senza dubbio i tuoi amici ti riempiranno di gioia
Senza dubbio non sentirai il peso della distanza
Saranno in molti a non farti sentire la nostalgia
Sapranno tirarti su nei momenti di sconforto
Sentirai l’abbraccio europeo scaldarti le membra
Sensazioni nuove si affacciano all’orizzonte oramai
Senza paura non c’è piacere, senza audacia non c’è gloria
Segni di nuove speranze illuminano le giornate
Mente Cuore
magia Illusione
Molto tempo Troppo tempo
Miglior cosa Peggior cosa
Mera Occasione Di vita
Minima scelta Essenziale
Maturità o Regresso
Xxx tranquillità
Minor fatica Maggior ozio
Mesi persi Anni guadagnati
Magari… Però…
Una volta tanto bisogna provare
Una botta di vita non potrà certo ammazzare
Un’esperienza così ove altro la puoi fare
Un popolo nuovo ma con tanto in comune
Una landa straniera ma nello stesso continente
Una lingua diversa ma figlio della stessa madre
Una volta arrivato sarà tutto più facile
Un giorno laggiù e sono più felice
Una brezza nuova che lambisce le membra
Un amico in più che ti fa compagnia
Un’amica in più che ti scalda il cuore
Un giorno svegliarsi, dopo tanto pensare, e avere idee molto più chiare
Ulisse non vide la propria terra per decine di anni, io la perderò per pochi mesi
Un giorno guarderò i miei dubbi e sorridendo ne scherzerò
Una terra non troppo lontana attende il mio arrivo
Scoprirai luoghi meravigliosi che ti faranno luccicare gli occhi
Sperimenterai esperienze indimenticabili che ti lasceranno un segno
Sentirai pulsare forte il cuore a volte per la paura a volte per l’emozione
Segnerà il tuo passaggio
Scoverai negli abissi del cuore
Salirai più in alto del cielo
Sognerai il tuo futuro ma non perderai il tuo passato
Saluterai un viandante nostrano e gli indicherai la via
Sorprenderai te stesso a pensare a te e al tutto
Splenderai più forte delle stelle
Studierai con rinnovato impegno
Svelerai il segreto della felicità
Saluterai la luna che giace e il sole che si desta
Sentirai di non essere sola sebbene lontano dai tuoi
Singhiozzerai all’alba del giorno che segnala la via del ritorno
E alla fine sceglierai di tornare, ma non potrai più dimenticare!
Chifu Smaranda - Politecnico di Milano
Metto via le ultime cose. Tra poco devo tornare all’aeroporto dove sei mesi fa è iniziato tutto. Piego la maglietta che mi ha regalato la mia amica prima di partire. Mi domando come la ritroverò dopo questi sei mesi, lei, la stessa colazione, la stessa metropolitana, gli stessi orari. Io invece, all’inizio curiosa ma disorientata, torno con il desiderio di comunicare ciò che ho visto, orgogliosa, perché dire “ho visto” è un po’ come dire “ho vissuto”.
Quando sono arrivata in Italia, da un est Europa dal quale sembra che si vada soltanto via, avevo 13 anni. Avevo anche già vissuto in Francia e da quando avevo 4 anni ho avuto un passaporto sul quale mi divertivo a contare i timbri. Ora i timbri, in Europa, non ci sono nemmeno più. Mi chiedono spesso da dove arrivo ma io mi sento del mondo. Io e la mia collezione di timbri sul passaporto. Metto via i regali per i parenti. Ho smesso di sentirmi arrivata o in partenza. Ovunque io sia c’è sempre un posto che mi manca. Un passaporto a 4 anni è un destino. Per me è la mia ricchezza. Eppure in quest’Italia che mi ha spesso fatto sentire diversa, ho affondato le mie radici nell’ansia di trovare un posto che fosse casa.
A questa terra vorrei ridare qualcosa. Partivo, sei mesi fa, esattamente per questo. Questo entusiasmo di conoscere, di scoprire. Questo posto, al limite nordico dell’Europa, mi ha cambiato. Sei mesi fa era l’immagine da cartolina mentre adesso è il racconto sul retro della cartolina. Sento questo bisogno, io figlia del mondo fin dall’infanzia, immigrata ed emigrata, di riuscire a coglierla e comunicarla la bellezza e la meraviglia di questa diversità. Non un paese, un mondo. Una generazione Erasmus, una generazione di figli di immigrati che, come me, quando sono arrivati qui nemmeno parlavano italiano. Siamo tutti insieme a contribuire alla conoscenza. Questo processo di scoperta che non si può fermare, nutrito dalle nostre diversità: se venissero meno queste, non ci sarebbe più nulla da scoprire. Dostoevskij diceva che Colombo non fu felice per il Nuovo Mondo in sé, ma per l’inarrestabile scoperta, quel processo che non si ferma mai e ci mantiene vivi. Ecco cosa voglio, mentre controllo di aver preso tutto, voglio fare parte in prima linea di una generazione aperta, colma e gravida di storie diverse, conoscenza e curiosità.
Sono sul treno diretto all’aeroporto. Fuori dal finestrino si sciolgono i miei dubbi insieme alla neve: non sto tornando a casa, sto partendo di nuovo. I miei occhi non sono più gli stessi. Mi sento un foglio bianco incontro al mondo: scrivimi sopra la tua storia perché è tutto ciò che rimarrò alla fine. Io poi porterò queste storie in giro per il mondo e le mescolerò con altre storie finché non ci sarà più paura ma solo curiosità, finché non ci sarà più diversità che spaventa ma solo diversità da scoprire. Ulisse torna a casa ma Dante lo fa ripartire per un nuovo viaggio, instancabile eroe sempre in cambiamento. Allo stesso modo anche io riparto, riparto verso casa.
Arrivo all’aeroporto, trovo il volo per Milano. Tra poco apre il gate. Gli aeroporti mi hanno sempre affascinato con quei tabelloni che girano come girano le persone e gli abbracci con le loro storie. Non saremmo mai finiti finché avremo una storia da raccontare e qualcuno che ci ascolti. Mi manca Milano, mi manca la via della casa dove sono cresciuta quando nemmeno parlavo italiano, mi manca già anche quest’altra cosa che negli ultimi sei mesi mi ha mutato con una forza disarmante. Ma più di tutto mi mancano i pezzi di mondo che ho solo intravisto negli occhi dei miei amici Erasmus.
Sono di nuovo in casa dei miei genitori. Questa mattina sono passata davanti al Duomo. Non mi era mai accorta fosse così bello. O forse sono io a vedere tutto con occhi nuovi. In viaggio nella mia città: come un libro che rileggi anni dopo e ti sembra diverso. Ma poi comprendi che non è il libro ad essere cambiato ma tu e la percezione che ne hai.
Telefono alla mia amica. “Vieni”, le dico, “andiamo a fare colazione insieme. Ti ho portato un regalino”. Un regalino e un racconto.
Facciamo colazione, la solita colazione con la solita metropolitana e gli stessi orari. Eppure qualcosa è cambiato.
Sono io a non essere più la stessa.
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