Ti dirigi verso l’aeroporto con la consapevolezza di lasciare qualcosa che non ritornerà mai più, ma che resterà con te per sempre, indelebile. Non hai il coraggio di voltarti e nel momento in cui sali a bordo dell’aereo sai che l’erasmus è definitivamente finito e ti chiedi se continuerai a sentire i tuoi amici e se mai rimetterai piede in quella città per te tanto magica e meravigliosa, che magari a chi la vede da fuori non piace per niente. Eppure tu la vedi con gli occhi innamorati da erasmus…per me quella città è Bruxelles! Si, finisce l’erasmus ma non il tuo essere erasmus, quello continuerà per sempre.
Mentre l’aereo partiva, quel 10 luglio di un anno fa, mentre milioni di lacrime mi rigavano il viso, tra un sorriso e l’altro ripensavo all’ ultima festa, agli amici con cui l’ avevo condivisa, tra cuscini che volavano fuori dalla finestra e la porta del frigo portata, a tempo di musica, in giro per una stanza minuscola che non si sa come riusciva a contenerci tutti. Quella stanza esattamente sopra il paki, che lavorava probabilmente solo grazie a noi, e con il pavimento traballante che misteriosamente ha retto e non ci ha mai fatti crollare in testa al commerciante in un anno di feste.
Tornando pensi all’ estate infernale che ti aspetterà. Caldo, studio e depressione post erasmus.
Ho rinunciato a raccontare agli amici a casa cosa sia stato l’erasmus già il primo giorno, ammesso che sia possibile spiegarlo. Nessuno ha veramente voglia di sentirti parlare di incontri, viaggi ed esperienze varie e i pochi che provano a chiederti com’è andata, dopo 2 minuti si stancano e ti accusano di parlare sempre e solo dell’erasmus. E la frase di rito è: “hai fatto la bella vita è? Viaggi, amici, feste, altro che studiare!” Si mi sono divertita ed ho viaggiato tanto, ma ho anche studiato e in ogni caso non mi pento di nulla! In erasmus si impara che le giornate sono fatte di almeno 30 ore, che camminare per chilometri per arrivare ad una festa da amici a -10° e con la neve si può fare e che si possono organizzare viaggi in giro per l’Europa senza pensarci troppo, prenotando un biglietto aereo 2 giorni prima. In erasmus tutto è più semplice.
Con fatica arriva settembre, ritorno all’ università e quindi a vivere fuori casa e penso che almeno per un po’ la depressione migliorerà. Poi dal nulla, quasi per caso, con l’ amica conosciuta in erasmus, decidi di informarti per entrare in ESN, in città diverse ma facendoci coraggio a vicenda. Noi che in erasmus non avevamo partecipato nemmeno ad una festa ESN. Ma evidentemente era destino che andasse così.
In tutto questo si aggiunge un viaggio in Spagna per ritrovare tutti gli amici erasmus e penso che non è poi così difficile rivedersi, basta volerlo.
Ottobre. Al ritorno dal viaggio comincia ufficialmente la vita in ESN. E finisce definitivamente la mia voglia di studiare. Gite, viaggi, nuovi incontri, rivedo negli erasmus quello che avevo vissuto io poco tempo prima.
E di nuovo tornano gli amici di sempre: “prima l’erasmus, ora sta cosa di ESN, si studia molto eh? Tu si che fai la bella vita!”. Si faccio la bella vita, ma ora le giornate sono di 50 ore e devo sempre riuscire a studiare, creare l’evento per quella serata, raccogliere le iscrizioni per la gita…e lo faccio perché mi va e mi piace farlo!
Credevo di non poter uscire dalla depressione post erasmus, ESN mi ha salvata! Anzi mi ha fatto entrare in una vita parallela in cui puoi conoscere gente nuova in qualsiasi momento, erasmus e altri esners, puoi imparare da tutti. Per caso.
La casualità è diventato il mio stile di vita. Lo è diventata da quando, per caso, ho inviato quella domanda per il bando erasmus, anche se non sapevo ancora bene cosa fosse. Se mi avessero raccontato tutto questo due anni fa, non ci avrei mai creduto! Io pensavo semplicemente di restare un po’ nell’ambiente erasmus, continuare magari a praticare il francese e l’ inglese, niente di più. Invece in ESN mi si è aperto un mondo, unico ed indescrivibile quanto l’erasmus, eppure così diversi tra loro.
Qualcuno di mia conoscenza forse la chiamerebbe #lasvolta!
Sono stata fortunata quando io e la mia amica ci siamo date forza a vicenda per iniziare questa nuova avventura. ESN ci permette anche di vederci più di quanto potremmo altrimenti.
Continuo a sentire e vedere appena possibile tutti gli amici erasmus, a Capodanno ci siamo anche rivisti a Roma! E nel frattempo ne ho altri sparsi per l’Italia e conosciuti in ESN. Di certo ci accomuna tutti il modo di pensare, l’idea fondamentale per la quale non ci sono confini. Se pensavo che l’erasmus abbattesse tutte le distanze, ora posso dire che ESN lo fa ancora di più se possibile.
Una cosa però la devo dire, nel caso ci sia qualcuno di ritorno dall’ erasmus che stia pensando di entrare in ESN…è un vortice, una volta entrati è impossibile tornare indietro! Potrete provarci con tutte le vostre forze, ma vi piacerà al punto che non riuscirete più a farne a meno! Non so bene come spiegarlo, ma sento di far parte di una grande famiglia, e nessuno vorrebbe abbandonare la propria!
Per la cronaca ormai ho rinunciato a spiegare agli amici di sempre cosa voglia dire essere un ESnr, certe esperienze senza viverle non si possono comprendere. Se un giorno decideranno di partire anche loro o di entrare in ESN sono certa che lo capiranno da soli.
- Martina Barbon erasmus a Bruxelles, Presidente ESN Ferrara -
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