Italiano

E’ una tiepida mattina di inizio giugno. La mia pelle è ancora, inspiegabilmente pallida. “Quando ero in Portogallo potevo vantare una abbronzatura record già da Marzo”, penso.

Un gruppetto di studenti si affolla lungo il corridoio, alla ricerca di una non ben specificata aula. Riconosco nei loro occhi quella luce, “Siamo stati selezionati per il bando Erasmus+, è qui l’incontro con il Delegato del Rettore per l’Erasmus?”, domanda uno di loro. Vedo in lui il tipico italiano rubacuori in terra andalusa. La suola delle sue scarpe si affretta già a raggiungere con passo fugace Sevilla.

Mi avvicino, e cerco nei loro occhi complicità: solo chi ha già vissuto l’euforia di questo momento può capire il mix di sensazioni che si scatenano in un colpo solo.

Il mio pensiero vola immediatamente a quattro anni prima. Erano giorni di “studio matto e disperatissimo”, la procedura civile sembrava un ostacolo insormontabile, la paura di fare quel salto nel buio tanto desiderato ancora più grande e Lisbona, la mia amata Lisbona, era ancora una città sconosciuta. Le mie reminiscenze liceali di storia e geografia mi portavano ad associare il Portogallo ad un popolo di temerari e violenti conquistatori, non ero in grado di geolocalizzare la capitale lusitana ed ignoravo del tutto suoni, sintassi e grammatica della lingua portoghese. Il mio sogno di vivere quell’esperienza mi sembrava lungi dal realizzarsi.

La professoressa sta arrivando. Buongiorno a tutti! Io sono Silvia, sono stata in Erasmus a Lisbona e sono l’attuale Presidente di ESN Teramo, avete mai sentito parlare di ESN?!”. Esordisco con la più banale delle frasi. Il mio tentativo di guadagnare la complicità di quegli occhi che ardono di curiosità viene vanificato in un istante, ma poi, a poco a poco, altri ragazzi, con lo stesso sguardo dei primi, si avvicinano ed entrano confusamente nell’aula designata.

I dubbi, le incertezze e i quesiti sono molteplici e variegati. Cerco di rispondere, di rassicurare, di trovare possibili soluzioni. Uno dei motivi per cui, sebbene il mio percorso tra i banchi dell’Università sia giunto a conclusione già da tempo, continuo a fare ESN è proprio questo: rivivere quelle sensazioni provate quando erano i miei occhi a brillare a quella maniera e continuare a vivere quel sogno insieme a loro.

Tuttavia, c’è una sensazione che nessuno di loro, né tantomeno nessuno dei miei colleghi di ESN Teramo ha mai compreso, né mai comprenderà. Si chiama saudade, è un sentimento complesso, alcuni osano tradurlo con nostalgia, ma risulta troppo riduttivo. Inizialmente, si ritiene possa attenuarsi con il fattore tempo, ma, a poco a poco e quasi inconsciamente, diviene un habitus, una sorta di via di fuga dalla realtà. Da questa sensazione scaturisce una implacabile necessità di “matar as saudades”. I rimedi sono molteplici: ascoltare fado, cucinare cibi tipici, leggere libri del nobel portoghese Saramago o del poco accessibile Pessoa. Impegnarsi, cuore e mente, nelle attività e nei progetti di ESN. Solo chi ha vissuto in quei luoghi, solo chi ha visto brillare quella luce, solo chi ha ascoltato, anche inconsciamente, il fado, può comprendere a pieno cosa la “saudade” sia. E Lisboa diffonde saudade in ogni suo angolo: i vicoletti di Alfama, l’antico quartiere arabo; l’elegante Baixa pombalina e le ampie Avenidas; il Jardim da Estrela, mia seconda casa, luogo di elezioni di pomeriggi jazz; il tram 28, tanto amato dai turisti, quanto da me odiato per i poco graditi ed improvvisi sussulti mattutini. Belém, i suoi pasticcini, ed i capolavori in stile manuelino. E quel fiume. Il Tejo. Così immenso da sembrare già Oceano: una distesa di azzurro dinanzi alla quale perdersi e far volare alti i propri sogni. Il Castello di São Jorge, custode di una magnifica vista su Lisbona, tutta scintillante, illuminata dalla brezza atlantica.

In questi anni ho sperimentato diversi metodi per matar questa saudade. Invano. Ora sono arrivata alla consapevolezza che Lisbona, il Portogallo e quei 13 mesi vissuti intensamente in terra lusitana, sono e saranno sempre vivi dentro di me: non un singolo giorno, né un singolo istante riesco ad elidere. I miei occhi vedono ancora quelle strade, i miei percorsi quotidiani, i miei viaggi alla scoperta di angoli nascosti e segreti. E’ stata una parentesi di vita vera vissuta al massimo, di sperimentazione, di crescita. Lisbona, i suoi suoni e suoi colori, le sue contraddizioni, il suo fascino decadente e un po’ vintage, la sua anima popolare, vivono dentro di me.

La professoressa è arrivata, finalmente. I miei pensieri devono cedere il passo alle domande e ai dubbi di quei ragazzi dallo sguardo brillante: che si dia inizio alla trafila burocratica: learning agreement e application form da completare, programmi delle host Universities da cercare.

Un ultimo sforzo teso ad attirare l’attenzione di quegli occhi: “Ragazzi, sapete che avete la possibilità di vincere una ulteriore Borsa di Studio messa in palio da Erasmus Student Network Italia?!” Ed ecco che, finalmente, i miei occhi trovano la complicità di quegli occhi. Si susseguono delle domande. “Forse sono riuscita a conquistarli”, penso. “Allora, vi aspetto tutti il 3 luglio! Abbiate il coraggio di mettervi in gioco, partite, imparate a guardare al di là del Gran Sasso. Tornerete arricchiti. ESN Teramo sarà sempre qui ad aspettarvi, a braccia aperte!”. Li congedo con queste parole. La speranza di vederli tra le fila di quella che è stata la mia croce e delizia è forte.

Per quanto riguarda me, invece, l’unica cosa urgente da fare ora è andare al mare. Riacquistare un po’ di quel colorito “made in Portugal” potrà farmi sentire come su quel maledetto volo di ritorno Lisboa- Roma, di un afoso Agosto di tre anni fa. Toccavo con mano le mie metamorfosi interiori ed esteriori: la mia pelle, incredibilmente dorata ne era una prova inconfutabile. Forse non è stato tutto un sogno!

- Silvia Silvestri, erasmus a Lisbona, Presidente ESN Teramo -