Siamo sulla bocca di tutti. Un bene secondo molti, meno per altri. Di questa “Generazione Erasmus” tanto si scrive sui giornali, tanto se ne parla nei programmi, nelle conferenze e nei luoghi istituzionali. Il nostro attuale Presidente del Consiglio non ha mai lesinato i suoi apprezzamenti su questa categoria di cittadini italiani. Sottolineo italiani perché è questo che siamo prima di tutto. Fieri e orgogliosi all’estero del nostro Paese, quanto spesso amareggiati e disillusi una volta tornati a casa. Siamo la futura generazione rimasta con un pugno di mosche e un futuro sempre più incerto. Ci hanno detto che forse siamo choosy, forse eterni Peter Pan che da casa di mamma e papà non vogliamo andarcene.
Pensavamo che un’esperienza all’estero potesse non solo giovare alla nostra crescita personale, ma soprattutto a quella professionale. E i dati in parte ci hanno dato ragione. Oggi il tasso di disoccupazione di coloro che hanno compiuto un’esperienza di mobilità internazionale è del 23%. La metà rispetto a quello dei nostri colleghi che per motivi vari quella valigia non l’hanno mai preparata. Ci hanno detto che il 64% dei dirigenti delle risorse umane prediligono l’esperienza all’estero all’interno di un curriculum. Ci hanno anche detto che il 27% ha incontrato la propria metà durante lo scambio e che dall’inizio del programma Erasmus, nel 1987, sono nati circa un milione di bambini da coppie Erasmus. Che forse è un bene perché significa che qualcosa rimane e prosegue anche dopo di noi. Forse.
Perché invece tornando a casa spesso ci si scontra con una realtà che non è quella che ci aspettavamo. Siamo cambiati noi, forse. O forse è il sistema Italia che non accettiamo più. Perché vuoi o non vuoi siamo diventati cittadini europei, abbiamo conosciuto nuovi luoghi e nuovi occhi ci hanno inesorabilmente riportato a casa. Ci hanno detto che questo paese potevamo migliorarlo, che era giusto far sentire la nostra voce. La voce di chi è andato oltre dei meri confini geografici, ha viaggiato, ha vissuto nuove culture, conosciuto compagni diversi solo per lingua. Ci hanno detto che l’Erasmus sarebbe stato il nostro primo passo verso quest’Europa unita, di cui tanto parlano i nostri politici ma che poi a conti fatti forse non conoscono per nulla. E che rimangono sordi agli appelli di una generazione, Erasmus e non, che cerca di alzare la testa, di urlare il proprio malessere, che lotta per costruirsi un futuro. Qui nel proprio paese. Perché la fuga non è contemplata, perché è qui che vogliamo costruire quell’Europa che abbiamo conosciuto e non andare altrove.
Così accade che da vent’anni un’associazione chiamata Erasmus Student Network Italia (ESN) cerca di riunire queste voci insistenti, questa “Generazione Erasmus” associata alle etichette più disparate. Siamo quelli dell’orgasmus per molti. Quelli delle feste e dell’alcool a fiumi. Quelli che sprecano i fondi europei per divertirsi. Quelli che in fondo l’Erasmus è una vacanza. ESN Italia da vent’anni tenta di scardinarli questi stereotipi. Lo ha fatto prima timidamente, sette associazioni universitarie che hanno gettato i semi di un network che oggi accoglie al suo interno 50 sezioni presenti in altrettanti atenei. Siamo dislocati su quasi tutto il territorio italiano. Siamo ambiziosi: l’obiettivo nei prossimi anni sarà quello di essere presenti in tutte le regioni italiane (ad oggi manchiamo solo in quattro).
E nel corso degli anni ESN Italia continua a crescere, inizia a interfacciarsi con quelle istituzioni che per prime comprendono la sua mission: aiutare non solo gli studenti erasmus incoming in Italia, quanto promuovere la mobilità internazionale e contribuire alla creazione di una vera e sentita cittadinanza europea attiva. Per prime ci son state la Rappresentanza in Italia della Commissione Europea e del Parlamento Europeo. Senza dimenticare il supporto continuo dell’ Agenzia Nazionale Indire Erasmus+. Quest’anno poi durante l’evento più importante del nostro network europeo, l’Annual General Meeting organizzata a Milano, per la prima volta un Ministro (l’On. Stefania Giannini) ha presenziato e aperto la cerimonia di inaugurazione. Parole importanti le sue, che ci hanno restituito maggior vigore e rafforzato la speranza di far finalmente arrivare questa nostra voce a quei piani alti che spesso osservano ma non agiscono.
E’ la voce dei 20.000 volontari ESNrs che ogni giorno s’impegnano senza sosta in nome di tre lettere che per loro rappresentano il passato e il futuro. Li guida la passione, la dedizione, il desiderio di restituire quello che l’Erasmus in modo totalmente disinteressato ha dato loro. Nessun guadagno economico, nessun tornaconto personale, nessun doppio fine che troppo spesso asseconda tanti comportamenti del nostro Bel Paese.
Siamo quell’associazione che solo nel 2014 ha visitato 140 licei e incontrato 9246 studenti italiani, raccontato la nostra esperienza all’estero, accompagnati da studenti stranieri. A questi futuri universitari abbiamo detto di non avere limiti, di espandere i propri orizzonti, di tenere pronta una valigia e di partire al più presto. Ma soprattutto di ritornare e raccontare ciò che hanno incontrato in quel peregrinare. Quel lavoro di promozione della mobilità europea, dell’Europa, sulle quali le istituzioni dovrebbero concentrarsi maggiormente lo abbiamo fatto noi. A costo zero.
Siamo quelli delle prime Olimpiadi Erasmus organizzate ad Ascoli Piceno nell’aprile di quest’anno con il supporto, tra gli altri, della Regione Marche. La prima associazione italiana a livello europeo a promuovere ed organizzare un evento improntato esclusivamente sullo sport, da poco diventato uno dei pilastri del nuovo programma Erasmus+. Oltre 400 studenti stranieri riuniti per una tre giorni all’insegna della sana competizione sportiva e dell’interscambio culturale. Totalmente organizzato da soli volontari.
Siamo quelli che il prossimo 13 novembre da un’aula di Montecitorio lanceranno la raccolta delle 50.000 firme necessarie per portare in Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare che permetta agli studenti italiani all’estero di poter votare dalla sede del loro scambio. Perché non possiamo accettare che circa 25.000 studenti italiani, che ogni anno decidono di partecipare a un programma di mobilità, siano costretti, a loro spese, a tornare nel comune di residenza per poter esprimere il proprio voto alle elezioni. Perché se è vero che questi giovani saranno un giorno la forza propulsiva dell’Italia, ci chiediamo quando però, è impensabile escluderli dal processo decisionale che vede scegliere i nostri rappresentanti in Parlamento. Gli stessi che si troveranno a dover legiferare sul nostro presente, plasmando inesorabilmente il nostro futuro economico e politico.
E questi non sono neanche la metà dei progetti che annualmente portiamo avanti.
Ma soprattutto siamo quelli che accogliamo ogni giorno nelle nostre università e nelle nostre città migliaia di studenti stranieri. Rappresentiamo per loro il primo vero approccio con l’Italia. Siamo il primo biglietto da visita del nostro Paese, ne siamo consapevoli e ci impegniamo senza sosta affinché la loro opinione sulla nostra terra non sia negativa o poco lusinghiera una volta tornati a casa. Perché come già detto siamo si europei, ma prima di tutto italiani. Perché è qui che siamo nati, perché con essa c’è un legame che non puoi spezzare.
ESN Italia non è quindi solo un’associazione a vocazione europea. ESN Italia è prima di tutto un’associazione di giovani che questo Paese vogliono migliorarlo. E lo fa a modo suo. Ché l’Italia può e merita davvero una generazione in grado di risollevarla. E non conta l’accezione Erasmus o meno. Conta che questa generazione ha davvero la passione necessaria per dare un contributo importante. Ha solo bisogno di una chance concreta. Ha solo bisogno di essere finalmente ascoltata con attenzione.
ESN Italia celebra oggi i suoi primi vent’anni. Tanti ostacoli superati, altrettanti all’orizzonte. Tante sfide che ci attendono, tanti progetti da portare avanti. Tanta passione che ci pervade, tanta consapevolezza di essere sempre più sotto l’occhio dei riflettori e soggetti spesso a giudizi superficiali e affrettati.
Non siamo preoccupati o spaventati, ma solo affascinati dal percorso che ci attende. Una sana curiosità che ci fa navigare senza sosta. Oggi non celebriamo un punto di arrivo, ma un nuovo inizio con la speranza che tra vent’anni le sfide non si siano affatto esaurite, ma che ce ne siano di nuove e di più appassionate.
Oggi piú che mai "ad maiora."
Alessia Carlozzo – Communication Manager di ESN Italia
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